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Porta di accesso naturale all’attuale Parco Regionale del Matese, prossimo Parco Nazionale, Piedimonte Matese è ricco del bene più prezioso, l’acqua. Partendo dal lago Matese, il lago carsico più alto d’Italia, ed attraversando inghiottitoi come lo Scennerato (scende veloce) grotte e cunicoli, raggiunge Piedimonte Matese attraverso la gola del Torano e sgorga copiosa nella zona chiamata “Sorgente”. Ai piedi del rione San Giovanni a circa 200 s.l.m. il Torano ha una portata media di circa 2 m cubi al secondo ed è considerata tra le più importanti del meridione. L’importanza del fiume Torano è sottolineata anche dal punto di vista storico, difatti, già in epoca feudale molti furono i tentativi dei Signori di Piedimonte di prendere possesso dei diritti sulle acque. Infatti il Torano, fino almeno alla metà del XX sec. era un fiume pescoso. Raffaele Marrocco nelle sue Memorie Storiche cita: “…Per la pesca delle trote nel Torano e nel Maretto vigeva lo jus proibitivo, e l’esercizio si dava in appalto. Nel 1642 venne emanato un bando secondo il quale i pescatori di frode sarebbero stati condannati alla pena di duc. 10 e a tre mesi di carcere…”
Dopo l’unità d’Italia con Regio Decreto del 9 dicembre 1909 fu approvato l’elenco delle acque pubbliche di Terra di Lavoro con il quale il Torano divenne demaniale. Con successivo Regio Decreto del 9 marzo 1924, anche il lago Matese e il Maretto rientrarono nell’elenco, tuttavia rimase riconosciuto il diritto di utilizzo delle acque. Il Maretto, chiamato così perché ricordava, per gli abitanti, un piccolo mare dove poter fare il bagno durante le afose giornate estive, ha una portata leggermente inferiore al Torano, di circa 1 m cubo al secondo. Per importanza e per quantità d’acqua che le due fonti producevano, furono ben presto oggetto di studio per rifornire non solo la città di Piedimonte ma anche il resto della Regione Campania. Tant’è vero che fu stilato un progetto dell’Acquedotto Campano dal Genio Civile di Napoli nel 1949 allo scopo di creare delle strutture acquedottistiche che potessero soddisfare il fabbisogno idrico della Città di Napoli e la sua area metropolitana. Progetto che ebbe vita nel maggio del 1963 e che lasciò a disposizione della città di Piedimonte ed al territorio circostante, dopo un opportuno studio demografico, solo circa 700 litri al minuto