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A testimonianza dell’importanza del territorio, sia come cerniera commerciale tra il mare Adriatico ed il Tirreno, sia come rilevanza storica, troviamo le mura megalitiche sannitiche datate tra il VII ed il VI sec. a.C., dall’archeologo Amedeo Maiuri soprattutto in relazione agli ingenti manufatti rinvenuti e tutt’ora conservati presso il Museo Civico “Raffaele Marrocco”. Come quasi tutti i territori dell’Appennino centro meridionale, il monte Cila conserva la memoria storica dei Sanniti (Pentri) che hanno caratterizzato il periodo pre-romano di gran parte del sud Italia. Le mura megalitiche (estese per circa 7.000 metri e suddivise in tre cinte di fortificazione) circondavano e delimitavano il territorio dell’antica città sannita di Alife (Allifae o Alliba) e formavano, dato il loro posizionamento strategico lungo le pendici del massiccio matesino, un primo sbarramento (campano) verso la capitale Bojano nel Molise. Le tre linee di sbarramento che circondano Monte Cila hanno una posizione variabile tra i 260 s.l.m. ed i 516 m in corrispondenza dello strapiombo del vallone di Paterno che, per la sua conformazione, rappresentava una difesa naturale e quindi non necessitava di ulteriori mura. A seconda del posizionamento delle mura variano le dimensioni e struttura delle stesse. Le prime, come principale linea difensiva si presentano in forma più grande e costituite da blocchi massicci con un’altezza di circa 6,35 m. Ovviamente, per la conformazione del terreno e per un più agevole posizionamento difensivo, le altre linee murarie risultano di struttura più leggera con un’altezza massima di circa 3 metri. Nella zona più alta la struttura delle mura risulta essere molto più piccola ma la parte più rilevante è la presenza di stradine, opere murarie ed ambienti ben definiti; tant’è vero che, anche grazie agli scritti di Tito Livio, si pensa alla presenza di un’acropoli, quindi di una cittadina in posizione dominante rispetto alla valle sottostante. Tale strutturazione è vagliata anche dal presupposto storico che le popolazioni sannite (come ricorda Tito Livo nella sua opera Ab urbe condita in cui descrive i Sanniti come popolo dedito all’agricoltura, alla pastorizia ed alla guerra) non costruissero solo piccoli accampamenti ma anche (soprattutto in punti strategici, come il Monte Cila) vere e proprie cittadine con la funzione di difesa e punto di raccolta e di incontro per il bestiame e per la transumanza. Oggi, grazie all’opera di promozione del territorio, è possibile visitarle e godere del magnifico panorama che si estende fino al Vesuvio.